La realtà metropolitana
milanese copre un continuum di 1190 Kmq, coincidenti con l’area della provincia
di Milano, su cui vivono ufficialmente
3,9 milioni di persone. Almeno altri 2,5 milioni di persone gravitano su Milano
, facendone la maggiore concentrazione italiana e la terza d’Europa.
Data l’omogeneità delle
caratteristiche geomorfologiche, la crescita urbanistica della città si è
estesa radialmente in modo simmetrico fino al contorno poligonale costituito
dalle due tangenziali est ed ovest; oltre questo limite, l’urbanizzazione è
proseguita senza soluzione di continuità. Le zone a nord (verso Brianza e
Lecco) e a nord - ovest (asse del Sempione verso Varese e Como) sono state le
prime ad essere inglobate nel tessuto della città metropolitana. Il fenomeno ha
interessato solo in un secondo tempo l’area sud caratterizzata da una densità
abitativa più bassa e da una minore interdipendenza da Milano. La tradizionale
vocazione rurale ha fatto sì che qui si concentrassero le rimanenti potenzialità
di espansione residenziale della provincia, altrove già in condizioni di
saturazione.
Oltre a Milano, due
centri sono in grado di generare una sorta di campo gravitazionale urbanistico
e socioeconomico: Monza e Abbiategrasso. Ad un ruolo storico di centri urbani
di scambio e di riferimento culturale si associa una buona offerta di servizi
che ricreano su scala ridotta la dinamica delle relazioni tra Milano ed il suo
hinterland.
Tutto ciò non modifica
sostanzialmente l’aspetto monocentrico del territorio: nel suo complesso la
provincia di Milano può essere vista come una struttura a simmetria centrale in
cui le zone con caratteristiche di sviluppo omogeneo possono essere
approssimate in fasce pseudocircolari concentriche intorno a Milano.
La rigida gerarchia che
lega i rapporti tra il capoluogo e le altre zone deve essere alla base di
un’analisi del rapporto tra mercato immobiliare e demografia nell’area
metropolitana milanese; le trasformazioni che avvengono nel capoluogo
rappresentano il motore primo di
quanto poi accadrà nel resto dell’area metropolitana.
Nei primi anni ‘70 hanno
inizio a Milano alcuni fenomeni che, con pochi mutamenti, sono ancora in atto e
condizionano lo scenario a medio termine:
limitata trasformazione urbanistica ed edilizia: termina la ricostruzione postbellica che ha avuto un capitolo aggiuntivo nell’edificazione pro - immigrazione;
deindustrializzazione: città industriale inizia a morire;
terziarizzazione: Milano esercita una forte capacità centripeta nei confronti non solo della provincia ma dell’intero Paese.
Contemporaneamente si
verifica un primo esodo verso l’esterno da parte degli abitanti del capoluogo.
Gli insediamenti si collocano fondamentalmente nei comuni della prima corona e
lungo le direttrici di penetrazione del capoluogo da nord e da ovest. Gli
insediamenti situati a sud hanno difficoltà a trovare spazi di mercato perché è
assente o limitato un collegamento pubblico assiduo e rapido con la metropoli.
Negli anni ‘80 il
sistema economico milanese cambia, internazionalizzandosi con la moda e la
finanza. Emergono allora due fenomeni manifestatisi sommessamente già negli
anni ‘70:
·
la residenza
occasionale: lo sviluppo della città finanziaria e del complesso moda
–pubblicità - finanza determina l’affermarsi di un vasto flusso di pendolari di
lusso, che vivono in città solo per brevi o medi periodi;
·
l’erosione
terziaria del patrimonio: le crescenti esigenze del piccolo terziario milanese,
prevalentemente studi professionali, sono in parte esaudite dalla
trasformazione d’uso del patrimonio residenziale esistente. Infatti, nel corso
degli anni ‘80 circa l’1,1 % degli appartamenti hanno subito una trasformazione d’uso in senso terziario ed il
centro storico è stato oggetto di almeno la metà di tale fenomeno.
Nei primi anni ‘80 si
ha una tendenza generale a considerare la casa come un bene primario. Non hanno
importanza le dimensioni, la localizzazione e le caratteristiche qualitative ma
è determinante il basso costo. Un’indagine sulla domanda
realizzata nel 1981 dal CENSIS presso le
potenziali famiglie acquirenti indica che l’alloggio medio richiesto deve
essere di circa 97 mq. La crescita della domanda provoca una risposta piuttosto
rapida del mercato immobiliare: nel biennio 1981-1982, a partire dalla zone
periferiche, si ha una notevole lievitazione dei prezzi. Il fenomeno è però di
breve durata: negli anni successivi si ha una forte decelerazione della domanda
ed un periodo di blocco dei prezzi.
Rispetto a quanto
verificatosi quando la spinta all’acquisto veniva prevalentemente dal concetto
di bene necessario, nella seconda
metà degli anni ‘80 si fa strada l’idea dell’abitazione intesa come opulenza. L’acquirente medio punta a
vivere in un alloggio di ampie
dimensioni, non inferiore ai 150 mq, dotato di particolari caratteristiche
edilizie (palazzo d’epoca) e ubicazionali (zona centrale o a ridosso del centro
storico e dotata dei migliori servizi).
In realtà si tratta di
un fenomeno internazionale riscontrabile in tutte le metropoli, ma che a Milano
assume caratteristiche esasperate. La
carenza di alternative al centro storico (di superficie limitata
rispetto alle altre città), con le zone semicentrali con caratteristiche non
sempre all’altezza della domanda sofisticata e contemporaneamente con uno scarso numero di interventi di nuove
costruzioni o ristrutturazioni, hanno determinato un forte disequilibrio tra
domanda e offerta. Ad acquistare sono già
proprietari che intendono cambiare casa e ne desiderano una più grande e di
migliore dislocazione. Si verifica quindi un boom di mercato essenzialmente
ricco, dove, tra le diverse motivazioni di acquisto, la componente prezzo passa
in secondo piano.
Contemporaneamente al
mercato ricco, nella seconda metà
degli anni ‘80 se ne sviluppa lentamente un altro più
povero: quello dei forzati all’acquisto.
Per costoro le motivazioni che spingono a comprare un alloggio sono diverse. La
virtuale scomparsa di immobili in locazione costringe anche le fasce sociali
più deboli a rivolgersi al mercato delle compravendite. Ovviamente le minori disponibilità finanziarie e la
mancanza di un bene immobile da offrire in permuta, spingono questa domanda
immobiliare verso alloggi più scadenti, nelle zone meno privilegiate o
nell’hinterland.
Il biennio 1990-1991 è
dominato dall’esplosione delle quotazioni in tutte le zone cittadine. Nelle
zone più pregiate del centro, come il famoso quadrilatero della moda, si
registrano incrementi del 300 per cento nel giro di 24 mesi.
Proprio in questo
biennio si segnalano prezzi superiori ai 24-25 milioni al metro quadro in via
della Spiga, in questo periodo considerata in qualche modo un simbolo del boom
di mercato.
Nei primi mesi del 1992
la crescita dei prezzi subisce una brusca interruzione e si innesca una crisi
di cui solo al termine del decennio si intravedono i segnali della fine.
L’esodo da Milano verso
i comuni dell’hinterland, iniziato negli anni’80, accelera la sua corsa nel
biennio 1990-1991.
L’andamento del mercato
immobiliare, nel momento in cui raggiunge il suo apice, influisce sul fenomeno
della tracimazione urbana almeno in
due gruppi di acquirenti:
·
le coppie che intendono sposarsi o i giovani che
vogliono vivere in proprio non riescono più a raggiungere la soglia minima per
poter acquistare un alloggio. La scelta dell’hinterland, dove i prezzi delle abitazioni sono decisamente più
bassi, diventa praticamente obbligata;
·
le famiglie
consolidate o i neo - pensionati proprietari di una casa in città che, premiati
da un mercato immobiliare che tende a sopravvalutare il loro bene, vendono ad
alti prezzi per trasferirsi fuori città.
Fuoriescono dalla città
anche migliaia di famiglie con figli piccoli, con motivazioni diverse. Si
ritiene che un trasferimento fuori città possa diminuire il disagio ambientale
dovuto a traffico ed inquinamento. Altre volte ci si trasferisce in provincia
perché qui è possibile scambiare l’abitazione già posseduta in città con
un’altra, dello stesso valore, ma di maggiori dimensioni.
Molte cittadine della
provincia si trovano quindi invase da nuovi abitanti, in prevalenza provenienti
dal capoluogo. I primi comuni ad
osservare questa invasione sono
quelli della prima cintura, successivamente quelli situati ad una distanza
maggiore.
Cresce , nel frattempo,
l’offerta firmata . Sono i grandi
nomi dell’edilizia italiana, promotori e/o costruttori a realizzare complessi
immobiliari integrati da servizi (scuole, supermercati, parcheggi) e verde,
mutando l’esperienza degli interventi meglio riusciti negli anni ‘70 ed ‘80,
con i dovuti miglioramenti. L’offerta diviene quella del comprensorio
adeguatamente strutturato con centinaia di abitazioni, suddivise, in diverse
proporzioni a seconda delle esigenze della domanda, tra piccoli condomini e
villette. In più vengono offerti scuole, verde e supermercati.
Rispetto a quanto
accadeva negli anni ‘80, il tempo di collocamento delle nuove case nell’hinterland è molto
più rapido. Nel biennio 1993-1994 sono pochissime le iniziative immobiliari ad
avere problemi di commercializzazione. Molti complessi risultano addirittura già venduti prima della
chiusura del cantiere. Ovviamente buona parte del successo di queste iniziative
è dovuto al prezzo di vendita.
La seconda metà del
decennio segnala l’inizio di un ciclo di ritorno: i numeri sono modesti ma il
trend è piuttosto evidente. Correnti di ritorno si
hanno soprattutto tra :
·
famiglie con figli
in età preadolescenziale che, fuoriuscite all’inizio del decennio, preferiscono
che i figli frequentino scuole cittadine anziché di provincia;
·
riluttanti del verde che si sono stancati dello stile di vita country e intendono tornare in città e godere dei suoi servizi;
·
pendolari, spesso
marito e moglie, esauriti dalla lunghe code automobilistiche necessarie per
raggiungere il posto di lavoro in città e dalle difficoltà di parcheggio.
Va anche ricordato che
parecchie aziende e studi professionali stanno facendo ritorno nelle zone
centrali di Milano. Questo movimento terziario porta con sé anche una domanda
di residenzialità.
Inoltre il calo delle
quotazioni nella città di Milano e la contemporanea crescita dei prezzi in
provincia ha reso più stretto il differenziale tra capoluogo ed hinterland, per
cui è venuto meno, per buona parte, il vantaggio competitivo che godeva il
mercato immobiliare fuori città.
Un mercato speculativo
come quello di Milano non consente di esprimere previsioni nel breve termine.
Si possono però definire alcune linee di lunga tendenza:
·
la città riprende
ad attrarre forze economiche; imprenditori e liberi professionisti solitamente
rappresentano le avanguardie di successivi spostamenti ragguardevoli di
popolazione;
·
l’interesse verso
l’hinterland è in leggero calo, sia per i mutati gusti della domanda che per il
riallineamento dei prezzi con la città;
·
il mancato decollo
dei grandi progetti urbani e del recupero delle aree dismesse accentua la
tensione della domanda sul patrimonio esistente.