CAPITOLO 4

Analisi della relazione tra mercato immobiliare e dinamica demografica

  

4.1 Introduzione

A questo punto dello studio si è resa necessaria un’analisi accurata dei dati raccolti con gli obiettivi di validare e di descrivere più nel dettaglio i fenomeni descritti a grandi linee nel capitolo 1.

Si sono innanzi tutto presi in considerazione gli aspetti demografici; in un secondo tempo sono stati analizzati gli aspetti economici; infine si è ricercato un legame tra mercato immobiliare e dinamica demografica.

Si è inoltre partiti da una visione d’insieme che distinguesse semplicemente la provincia dal capoluogo per passare gradualmente ad una descrizione sempre più dettagliata dividendo la provincia in zone e queste ,a loro volta, in sottozone.

  

4.2 Analisi della dinamica demografica

Nella prima fase di questa analisi il centro storico di Milano è stato aggregato con la prima corona in un’unica zona denominata Milano centro; tutti i 12 settori di Milano sono stati riuniti a formare un’unica corona indicata come Milano periferia; in una terza zona detta provincia sono stati riuniti tutti i 186 comuni (Figura 4.1).

Figura 4.1 – Aggregazione per un confronto capoluogo – resto della provincia

 Osservando l’andamento della popolazione di queste tre zone nel corso degli ultimi vent’anni si nota una situazione piuttosto stazionaria: le due zone di Milano presentano un decremento molto lento che tende alla stazionarietà negli ultimi anni mentre la provincia presenta un continuo ed altrettanto lento incremento (Grafico  4.1).

Per analizzare il fenomeno ad una scala più opportuna, sono state rappresentate le variazioni cumulate da un anno con l’altro. Si può notare come le due zone di Milano presentino un continuo flusso uscente, con una leggera inversione di tendenza solo negli ultimi anni, che comporta, per il periodo di riferimento, un saldo netto negativo di 160.161 abitanti e di 142.976 abitanti, rispettivamente per Milano centro e periferia. Al contrario, la provincia presenta un continuo flusso positivo, con un saldo netto positivo di 181.077 abitanti.  La provincia ha quindi assorbito circa il 60% del flusso uscente da Milano e periferia.

Si noti inoltre che le variazioni sono di un ordine di grandezza inferiore rispetto alla popolazione assoluta (Grafico 4.2).

Un approccio ancora più dettagliato è lo studio delle variazioni percentuali di un anno rispetto al precedente. Si nota come il centro di Milano presenti, nel primo decennio, forti variazioni negative, di un punto percentuale maggiore rispetto alla periferia, che vanno attenuandosi nel corso del secondo decennio, fino a raggiungere valori positivi nel 1998.

Grafico 4.1 – Popolazione del capoluogo e del resto della provincia

Grafico 4.2 – Curve cumulate delle variazioni della popolazione di Milano e del resto della provincia

Grafico 4.3 – Variazioni percentuali della popolazione del capoluogo e del resto della provincia di un anno rispetto al precedente

Anche la zona periferica di Milano ha subito lo stesso fenomeno di svuotamento ma con un’intensità minore.

Al contrario la provincia continua ad accogliere il flusso uscente da Milano ma il fenomeno va attenuandosi nel corso degli anni.

Si noti come alla diminuzione del flusso uscente da Milano corrisponda una diminuzione del flusso entrante nella provincia (Grafico 4.3).

 In conclusione, si può ipotizzare che la provincia di Milano sia un sistema chiuso  dal punto di vista dei flussi di popolazione: i flussi uscenti o entranti al contorno sono trascurabili rispetto agli spostamenti interni.

 La provincia di Milano raccoglie sicuramente diverse realtà, motivo per cui non può essere  considerata come un unico sistema omogeneo.

Di conseguenza si è cercato di individuare della aree omogenee al suo interno.

Per far questo si è generata tramite il programma IDRISI una mappa dove i comuni vengono raggruppati in base alle loro densità (ogni classe copre un intervallo di 81 unità).

Le tonalità di blu sono indice di bassa densità, quelle di azzurro di media densità, quelle di verde e giallo infine di alta densità.

Risulta allora facile distinguere tre zone (Figura 4.2):

·           la zona a sud caratterizzata dai comuni meno densi;

·           la zona settentrionale che insieme a Milano presenta le densità più elevate;

·           le due aree laterali, orientale ed occidentale, che hanno valori intermedi.

 

Figura 4.2 – Distribuzione delle densità assolute nella provincia

 Basandosi sulle densità si è pertanto deciso di individuare 4 settori all’interno della provincia      (settore nord, settore est, settore sud, settore ovest) e di analizzarne gli andamenti demografici (Figura 4.3).

Figura 4.3 – Aggregazione dei comuni in base alla distribuzione delle densità

Confrontando le densità dei quattro settori, tra loro e con le densità caratteristiche del capoluogo, si vede come le densità di Milano superino di un ordine di grandezza le altre. Tra le densità dei quattro settori solo quella del settore nord (come prevedibile dalla mappa delle densità assolute) si distacca dalle altre essendo superiore al doppio del valore medio dei tre settori.

Si noti che, a conferma degli andamenti già descritti nella prima fase, le densità del capoluogo decrescono mentre le densità dei settori hanno andamento crescente ad eccezione del settore nord la cui densità è pressoché costante (Grafico 4.4 e 4.5).

  Grafico 4.4 – Densità del capoluogo

  Grafico 4.5 – Densità dei 4 settori della provincia

Costruendo le curve cumulate delle variazioni di anno in anno della popolazione durante il ventennio emergono  differenze tra i settori dovute a differenti potenzialità.

Il settore nord, nell’ultimo ventennio, ha fortemente ridotto le proprie potenzialità, raggiungendo un valore di densità medio, nel 1998, di 3.336 ab/Kmq, pari circa al doppio del valore medio provinciale di 1.925 ab/Kmq.

I settori est ed ovest presentano un comportamento simile con un andamento cumulato piuttosto lineare indice di un tasso di crescita abbastanza costante. I valori medi di densità nel 1998 sono rispettivamente di 1.559 ab/Kmq e di 1.495 ab/Kmq.

 Il settore sud invece, con 1.322 ab/Kmq di media, nel primo decennio mostra un tasso di crescita superiore a quello degli altri settori per poi uniformarsi ai settori est ed ovest nel secondo decennio.

 In questi tre settori quindi le potenzialità sono state più o meno sfruttate ma non è stata ancora raggiunta una situazione di completa saturazione come nella regione settentrionale (Grafico 4.6).

Le stesse osservazioni possono essere fatte basandosi sulle curve delle variazioni percentuali di un anno con l’altro : mentre il settore nord presenta valori oscillanti intorno a zero, il settore sud presenta crescite anche superiori al 3% (Grafico 4.7).

Grafico 4.6 – Variazioni cumulate della popolazione dei 4 settori

Grafico  4.7 – Variazioni percentuali della popolazione del capoluogo e dei settori

Non volendo trascurare quelli che sono i principali connotati dell’area metropolitana milanese (radialità e simmetria centrale) si è preso in considerazione un secondo tipo di suddivisione del territorio provinciale. Si sono cioè individuate tre corone concentriche, con centro in Milano e raggruppanti ciascuna tutti i comuni equidistanti (Figura 4.4).

  Figura 4.4 – Aggregazione dei comuni della provincia in corone circolari con centro in Milano

Anche con questa suddivisione, le densità di Milano risultano di un ordine di grandezza superiori rispetto a quelle delle corone, mentre la densità della prima corona è maggiore del doppio della densità media caratterizzante le  altre due corone.

La densità risulta inversamente proporzionale alla distanza da Milano.

Gli andamenti sono prevedibili: Milano presenta un lento calo tranne negli ultimi anni; la prima corona è stazionaria; la seconda e la terza corona mostrano un trend crescente anche se moderato (Grafici 4.4 e 4.8).

Analizzando le curve cumulate delle variazioni della popolazione di anno in anno si vede come la prima corona sia in una condizione di saturazione avendo esaurite le sue ultime risorse negli anni ‘80; al contrario, la seconda corona mantiene  un tasso di crescita sempre positivo; la terza corona ha lo stesso andamento qualitativo della seconda corona ma inferiore dal punto di vista quantitativo (Grafico 4.9).

Le stesse informazioni emergono dalle curve delle variazioni percentuali di un anno rispetto al precedente: la prima corona presenta oscillazioni positive ma sempre più prossime allo zero;   la seconda corona presenta variazioni sempre positive ma che vanno attenuandosi negli anni ‘90; la terza corona ha variazioni moderate ma costanti (Grafico 4.10).

In conclusione, il flusso uscente da Milano si è diretto inizialmente verso i comuni limitrofi al capoluogo. Quando la prima corona ha mostrato i primi segnali di saturazione il flusso ha iniziato a riversarsi nei comuni più esterni, determinando un’espansione a macchia d’olio.

Grafico 4.8 – Densità delle 3 corone della provincia

 Grafico 4.9 – Variazioni cumulate della popolazione delle 3 corone della provincia

  Grafico  4.10 – Variazioni percentuali della popolazione del capoluogo e delle 3 corone

A questo punto dell’analisi si è ritenuto opportuno scendere maggiormente nel dettaglio individuando, all’interno della provincia, 11 sottozone date dalla sovrapposizione delle due suddivisioni precedenti. In pratica, ogni settore è stato sezionato in tre parti ciascuna appartenente ad una corona (Figura 4.5).

  Figura  4.5 – Aggregazione della provincia in 11 sottozone

 Si sono quindi considerati gli andamenti di densità, variazioni cumulate e percentuali della popolazione delle tre sottozone del settore nord, del settore est, del settore ovest e delle due sottozone del settore sud che, essendo meno esteso, non possiede comuni ricadenti nella terza corona (Allegato B1).

Confrontando i valori delle densità è possibile distinguere tre tipologie di zone:

·           zone con densità elevata ossia superiore ai 3000 ab/Kmq come la zona del settore nord appartenete alla prima corona;

·           zone con densità compresa tra i 1500 ab/Kmq ed i 3000 ab/Kmq come le  zone del settore nord appartenenti alla seconda e alla terza corona e tutte le zone ricadenti nella prima corona ad eccezione di quella settentrionale; 

·           zone con una densità bassa ossia inferiore ai 1500 ab/Kmq come tutte le zone appartenenti alla seconda ed alla terza corona ad eccezione del settore nord.

Analizzando gli andamenti delle curve cumulate delle variazioni di anno in anno della popolazione si possono individuare diversi andamenti:

·           curva cumulata con andamento decrescente, indice di continue variazioni negative e quindi di un flusso uscente: l’unico caso è quello della prima corona del settore nord;

·           curva cumulata crescente con inclinazione costante, indice di un tasso di crescita positivo e costante: è il caso delle sottozone dei settori est e nord in terza corona e del settore ovest in prima e seconda corona;

·           curva cumulata con inclinazione costante nei singoli decenni ma minore negli anni ‘90 rispetto agli anni ‘80, indice di un tasso di crescita sempre positivo ma in diminuzione: è la  situazione  della seconda corona ad eccezione del settore ovest e della prima corona nel settore sud;

·           curva cumulata crescente con inclinazione crescente, indice di un tasso di crescita positivo ed in aumento: l’unico caso e quello del settore ovest in terza corona;

·           curva cumulata con inclinazione positiva negli anni ‘80 e circa nulla negli anni ‘90, indice di un tasso di crescita che lentamente tende alle zero: l’unico caso è quello del settore est nella prima corona.

Studiando, infine, gli andamenti delle variazioni percentuali si possono evidenziare tre andamenti qualitativi:

·           variazioni sempre al di sotto dello zero: l’unico caso è quello del settore nord nella prima corona;

·           variazioni sempre positive comprese in un intervallo costante tra lo zero ed il 2% : questo è il comportamento caratteristico della seconda e della terza corona eccetto che nel settore sud;

·           variazioni sempre positive ma di intensità decrescente nel corso del ventennio: questo avviene nel settore sud dove da variazioni tra il 4% ed il 2% si passa gradualmente a variazioni tra lo zero ed il 2%, e nei settori est ed ovest in prima corona in cui si passa da un intervallo tra 0,5% e 3% ad un intervallo tra l’1% e lo zero.

In conclusione, riunendo tutte le osservazioni fatte, si possono individuare diverse realtà:

·           il settore sud, agli inizi degli anni ‘80, è interessato da un forte afflusso demografico che continua, anche se con intensità minore, soprattutto nella prima corona, negli anni ‘90. In queste zone, nel primo decennio, si verificano infatti le massime variazioni percentuali (picco iniziale di circa il 6%) ed il massimo tasso di crescita (circa 2500 ab/anno) di tutta la provincia;

·           il settore ovest ed il settore est nella prima e nella seconda corona assorbono un flusso positivo, continuo, più o meno rilevante. L’intensità del fenomeno sembra dipendere in modo inversamente proporzionale dalla distanza dal capoluogo;

·           il settore nord nella seconda e nella terza corona ha raggiunto valori di densità piuttosto elevati. Il tasso di crescita in diminuzione e le variazioni percentuali ormai costanti intorno all’1% durante tutto il ventennio portano a pensare che queste zone raggiungeranno una situazione di saturazione in un futuro quanto mai prossimo;

·           il settore est nella prima  corona presenta, a partire dagli anni ‘90, un’inversione di tendenza. Una densità elevata, superiore ai 2000 ab/Kmq, un tasso di crescita circa nullo e variazioni sempre più prossime allo zero sembrano indicare l’inizio di un declino;

·           il settore nord nella prima corona è l’unica area a presentare già negli anni ‘80 un flusso uscente, un tasso di crescita sempre più negativo e variazioni percentuali sempre al di sotto dello zero. L’alta densità indica che questa zona ha ormai esaurite tutte le proprie risorse e non è più in grado di sostenere il confronto con tutte le altre zone.

 

4.3 Analisi del mercato immobiliare

Partendo da una suddivisione molto grossolana, come si è fatto nel paragrafo precedente, che distingue l’intera provincia dal capoluogo e costruendo le curve dei prezzi si nota immediatamente che i prezzi nel centro di Milano sono di gran lunga superiori a quelli sia della periferia milanese sia del resto della provincia (Grafico 4.11).

Grafico 4.11 – Prezzi attualizzati di Milano e della provincia

  Grafico  4.12 – Prezzi attualizzati di Milano e dei 4 settori della provincia

  Grafico 4.13 – Prezzi attualizzati di Milano e delle 3 corone della provincia

Passando alla suddivisione per corone e per settori (Grafici 4.12 e 4.13) si possono fare tre osservazioni:

·           i prezzi non dipendono dal settore;

·           i prezzi sono inversamente proporzionali alla distanza da Milano;

·           i prezzi nella provincia sono fortemente influenzati dalla dinamica del mercato milanese.

Analizzando il comportamento delle diverse sottozone (Allegato B2) si deduce che:

·           i prezzi hanno ovunque lo stesso andamento qualitativo: lievitano, nel ventennio, con un andamento ondulatorio, caratterizzato da un picco all’inizio di ogni decennio;

·           i prezzi diminuiscono allontanandosi da Milano;

·           i prezzi non dipendono strettamente dalla densità: all’interno di ogni settore zone con densità maggiore presentano prezzi più elevati ma, tra un settore e l’altro, pur variando il valore della densità,  non cambiano i valori medi dei prezzi.

·           alcune zone, come il settore sud nella seconda corona, presentano un secondo picco, nei primi anni ‘90, meno pronunciato: questo fatto può essere una conseguenza della carenza di dati. Si ricorda , infatti, che  di alcuni comuni purtroppo non è stato possibile reperire i prezzi immobiliari e molti di questi comuni ricadono proprio nella seconda corona del settore sud . Manca quindi il contributo di alcune di quelle zone in cui si è verificato il boom demografico degli anni ‘90.

 

4.4 Analisi del legame tra flussi demografici e prezzi immobiliari

Sicuramente il comportamento del mercato immobiliare dipende da numerosissime variabili per cui è molto difficile trovare un netto legame con le variazioni demografiche senza tenere conto di tutti gli altri fattori in gioco. Si è quindi deciso di limitarsi ad una analisi qualitativa mirata ad individuare l’esistenza di una reattività dei prezzi nei confronti delle variazioni demografiche. A questo scopo per le diverse sottozone, sono state calcolate le variazioni percentuali di un anno rispetto al precedente dei prezzi immobiliari e sono state confrontate con le variazioni percentuali della popolazione. Dall’analisi dei Grafici 4.14 – 4.17 emerge subito la difficoltà di trovare un chiaro legame, se pur qualitativo, tra mercato immobiliare e flussi demografici.  Si possono, tuttavia, trarre alcune conclusioni:

·           negli anni ‘80, dopo un picco iniziale, si verifica un calo che porta, nel biennio 83-84, al passaggio a variazioni negative; dopo pochi anni si riscontra però un’inversione di tendenza che riporta, nel biennio 86-87, a variazioni nuovamente positive e che può essere collegata ad un primo esodo da Milano.

·           negli anni’90 i comportamenti risultano più disomogenei, probabilmente proprio perché, all’interno del territorio provinciale, si stanno delineando realtà differenti. Nelle aree già invase negli anni ‘80  il mercato immobiliare assume un comportamento piuttosto stabile mentre nelle zone ancora distanti da una situazione di saturazione il mercato immobiliare risulta più frenetico, variabile e reattivo.

·           il comportamento piuttosto calmo del settore sud è causato, come spiegato precedentemente, dall’assenza di dati per comuni molto  probabilmente in crescita.

·           il mercato risulta reagire molto di più alle variazioni demografiche positive che non a quelle negative.

·           in generale il mercato immobiliare reagisce con un ritardo da due a cinque anni rispetto alle variazioni demografiche.

Grafico 4.14 – Reazioni del mercato immobiliare alle variazioni demografiche nel settore nord

  Grafico 4.15 – Reazioni del mercato immobiliare alle variazioni demografiche nel settore est

 

Grafico 4.16 – Reazioni del mercato immobiliare alle variazioni demografiche nel settore ovest

Grafico 4.17 – Reazioni del mercato immobiliare alle variazioni demografiche nel settore sud